FONTE : Nutrienti e supplementi
La fibrillazione atriale è l’aritmia cardiaca più comune e diversi sono i lavori disponibili in letteratura sull’impatto di alimenti e nutrienti sull’incidenza, la progressione e gli esiti di questa condizione. Diverse strategie dietetiche emergono come promettenti nella prevenzione primaria. La dieta mediterranea, caratterizzata da elevato consumo di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci, semi, olio d’oliva e un moderato apporto di pesce e pollame, è stata identificata come una robusta strategia preventiva. I benefici potrebbero derivare dall’alto contenuto di antiossidanti e polifenoli con effetti antinfiammatori e cardioprotettivi.
In particolare, l’integrazione con olio extravergine d’oliva ha dimostrato una significativa protezione. Anche il consumo di pesce magro, ricco di acidi grassi omega-3, è stato associato a un minor rischio, ma gli studi sull’integrazione di omega-3 hanno prodotto risultati contrastanti, evidenziando la complessità della relazione e la potenziale importanza della modalità di consumo (alimenti vs. supplementi). Al contrario, una dieta a basso contenuto di carboidrati è stata associata a un aumentato rischio, così come un elevato consumo di alimenti ultra-processati.
Specifici nutrienti e abitudini dietetiche possono inoltre influenzare direttamente. Esiste una chiara associazione tra il consumo di alcol e il rischio di insorgenza: una metanalisi del 2010 ha mostrato una relazione dose-risposta tra l’assunzione quotidiana di alcol e il rischio, dati confermati anche da uno studio randomizzato controllato ha rilevato che una riduzione sostanziale dell’assunzione di alcol era associata a una diminuzione della ricorrenza di fibrillazione.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, diverse evidenze suggeriscono che il consumo di caffeina non aumenti il rischio e potrebbe persino ridurlo, specialmente con un consumo moderato di caffè. Uno studio di coorte del 2016 ha rilevato che l’ingestione di caffè e l’assunzione totale di caffeina erano associate a un ridotto rischio, risultati confermati da due successive metanalisi, del 2016 e del 2018, che hanno mostrato che i partecipanti che consumavano livelli più elevati di caffè presentavano un minor rischio. Tuttavia, gli autori hanno riconosciuto limiti come il potenziale confondimento residuo e l’incapacità di distinguere tra caffè con caffeina e decaffeinato. Il potenziale meccanismo protettivo della caffeina potrebbe includere la sua mancanza di aritmogenicità acuta in individui sani e le proprietà antiossidanti dei polifenoli e della caffeina presenti nel caffè. La caffeina agisce come antagonista dell’adenosina, riducendo la contrattilità del muscolo atriale e diminuendo l’attività del nodo senoatriale. Un’assunzione regolare fino a 300 mg al giorno sembra essere sicura.
L’associazione tra il consumo di cioccolato ha prodotto risultati incoerenti tra i vari studi: uno studio di coorte danese su 55.502 partecipanti ha rivelato un’associazione significativa tra l’assunzione di cioccolato e un ridotto rischio, ma due studi precedenti, il Women’s Health Study e uno studio di coorte su medici maschi statunitensi, non hanno riscontrato associazioni statisticamente significative.
Un ampio studio osservazionale prospettico ha indicato che un’eccessiva assunzione di sodio è un fattore di rischio riconosciuto per la fibrillazione atriale, contribuendo alla ritenzione di liquidi e all’ipertensione. Al di là dell’ipertensione, il sodio può innescare aritmie influenzando i livelli di calcio intracellulare e alterando l’ambiente meccano-elettrico del cuore attraverso meccanismi indotti dallo stiramento.
Anche l’importanza di un adeguato apporto di micronutrienti è crescente. Basse concentrazioni plasmatiche di luteina e zeaxantina sono state associate a un aumentato rischio. Sebbene la supplementazione di potassio e magnesio non abbia dimostrato una protezione significativa contro la fibrillazione post-chirurgia cardiaca, bassi livelli sierici di magnesio sono stati correlati allo sviluppo di questa condizione.
Sulla base dei dati disponibili, le attuali linee guida raccomandano l’astinenza o la riduzione dell’alcol per ridurre i sintomi, il carico e la progressione della fibrillazione atriale e non indicano la necessità di astenersi dalla caffeina per prevenire gli episodi (a meno che non sia un fattore scatenante). Persiste l’incertezza sui danni o i benefici di altri fattori dietetici, tra cui cioccolato, pesce, sale, acidi grassi polinsaturi e monoinsaturi, vitamine e micronutrienti.
Silvia Ambrogio