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INVECCHIAMENTO OCULARE

 FONTE: NUTRIENTS

A livello globale, sono circa 250 milioni gli individui che presentano deficit visivi di diversa entità. Le cause preponderanti di tale deficit risiedono in patologie oculari diffuse quali la cataratta, la degenerazione maculare legata all’età (DMLE) e il glaucoma, tutte patologie che incidono maggiormente sulla popolazione anziana.

Benché le radici e gli agenti eziologici delle malattie oculari correlate all’età siano complessi e derivanti da molteplici fattori, lo stress ossidativo riveste sicuramente un ruolo di protagonista nella patogenesi di queste malattie.
L’apparato visivo è particolarmente suscettibile allo stress ossidativo in virtù del suo elevato consumo di ossigeno, dell’abbondante presenza di acidi grassi polinsaturi dell’esposizione prolungata alla luce visibile ad alta energia. Queste condizioni sinergiche conducono alla produzione esorbitante di specie reattive dell’ossigeno (ROS), radicali liberi che incorporano ossigeno, capaci di scatenare danni ossidativi a livello del DNA, delle proteine e dei lipidi, innescando l’apoptosi delle cellule oculari a vari livelli e dando origine a processi che culminano nelle patologie oftalmiche clinicamente evidenti.
In questo scenario, vien da sé come gli antiossidanti possano svolgere un ruolo benefico nel preservare o, addirittura, nel migliorare la capacità visiva compromessa. Di conseguenza, il ruolo degli antiossidanti alimentari e i potenziali benefici terapeutici degli integratori rappresentano oggetto di rilevante interesse scientifico, configurandosi come un approccio semplice ed economicamente vantaggioso per la prevenzione e/o la gestione delle malattie.
I nutraceutici sono noti per i loro effetti antiossidanti e antinfiammatori e, tra questi, i carotenoidi, gli acidi grassi omega-3, le antocianine e le vitamine, sono quelli che sicuramente hanno un effetto preponderante in malattie come la DMLE e la cataratta. Nell’ambito della DMLE, lo studio AREDS2 è considerato ad oggi lo standard dell’applicazione dei nutraceutici nella gestione di questa malattia. Infatti, lo studio ha mostrato come un “cocktail” di antiossidanti e, nella fattispecie, di luteina e zeaxantina, omega-3, vitamina C ed E, zinco e rame, sia in grado di ridurre la percentuale di conversione di DMLE da forme precoci a forme più severe di malattia.

Nella protezione retinica dal danno ossidativo sicuramente la luteina riveste un ruolo centrale; carotenoide con struttura chimica caratterizzata dalla presenza di due gruppi idrossilici, si distingue per le sue proprietà idrofile, che la rendono particolarmente reattiva nei confronti dell’ossigeno libero, conferendole una marcata attività antiossidante. Essa agisce contrastando efficacemente le ROS, incluso l’anione superossido, il radicale peridrossilico e quello idrossilico, riducendo così i danni cellulari indotti da queste specie chimicamente instabili e altamente reattive, che possono compromettere l’integrità di lipidi di membrana, proteine e DNA e causare disfunzione mitocondriale e necrosi cellulare.
La luteina si dimostra particolarmente efficace nella protezione dalla luce blu, la cui esposizione è costante nella vita moderna a causa dell’utilizzo di dispositivi elettronici e illuminazione a LED. Questa lunghezza d’onda (450-495 nm) è energeticamente dannosa e favorisce la formazione di radicali liberi, aumentando il rischio di patologie oculari come la degenerazione maculare e la cataratta. Grazie alla sua capacità di assorbimento ottimale intorno ai 460 nm, la luteina si rivela un filtro selettivo di tale radiazione, con un’efficienza che può variare dal 40% al 90% in funzione della sua concentrazione, conferendo protezione ai fotorecettori retinici.
Al di là dell’azione antiossidante, studi in vitro e su modelli animali evidenziano le proprietà antinfiammatorie della luteina, che si manifestano con l’inibizione di molecole pro-infiammatorie quali COX-2, iS e NF-κB. Questa azione si traduce in una riduzione significativa della produzione di mediatori quali IL-1β in seguito a danno da ischemia/riperfusione.
Si ritiene inoltre che la luteina moduli l’espressione genica correlata all’infiammazione e riduca l’attivazione del complemento, un aspetto cruciale nella patogenesi di molte malattie oculari. Importante è anche la sua capacità di ridurre l’espressione del VEGF, elemento chiave nell’angiogenesi patologica.
La cataratta è una patologia caratterizzata da un’opacizzazione irreversibile del cristallino e, ad oggi, rappresenta una delle principali cause di deficit visivo nella popolazione al di sopra dei 65 anni. Come accennato, la produzione di ROS rappresenta un primum movens nella degradazione delle proteine del cristallino, inducendone una destrutturazione e una perdita della loro naturale trasparenza. Fisiologicamente il cristallino contiene un “arsenale” di difesa antiossidante, caratterizzato da alte concentrazioni di glutatione e di Vitamina A e C che, tuttavia, tendono a diminuire di concentrazione con l’avanzare dell’età. L’integrazione di questi nutraceutici, ma anche di luteina, vitamina E e resveratrolo, potrebbe avere un ruolo nel contrastare o ritardare l’insorgenza di cataratta; tuttavia, a tal riguardo, sono necessari studi clinici longitudinali e su ampia scala per accertarne effettivamente l’efficacia.

Menzione a parte, per quanto riguarda le patologie oculari legate all’aging, merita il glaucoma. Esso, infatti, rappresenta una malattia complessa, classicamente definita come una neuropatia ottica progressiva e irreversibile legata a un aumento della pressione intraoculare. La patogenesi della malattia è molto più complessa di ciò che può sembrare, e, a testimonianza di ciò, esistono delle forme di glaucoma normotensivo dove il danno a carico delle fibre nervose retiniche e del nervo ottico avvengono anche in presenza di una pressione intraoculare normale.
Ancora oggi non sono chiari i precisi meccanismi patogenetici con cui si innesca la malattia, ma sicuramente il danno ossidativo e la neurodegenerazione hanno un ruolo preponderante. Da qui l’ipotesi di usare i nutraceutici per contrastare la neurootticopatia, non soltanto in virtù dei loro effetti antiossidanti ma anche grazie ai loro effetti neuroprotettivi.
In questo ambito, fra gli altri, la nicotinamide, la citicolina e il coenzima Q10, hanno mostrato notevoli effetti nella protezione delle cellule ganglionari e nella riduzione del danno del campo visivo, proprio grazie alla loro capacità di “interferire” con i processi mitocondriali e di sopravvivenza neuronale.

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