FONTE: NUTRIENTI e SUPPLEMENTI
Dieta mediterranea biologica batte la convenzionale: più benefici sul microbiota intestinale
Un nuovo studio clinico pionieristico getta luce su come la qualità degli alimenti all’interno della rinomata Dieta mediterranea possa influenzare profondamente la nostra salute intestinale. La ricerca, pubblicata sulla rivista Microorganisms, rivela che la Dieta mediterranea italiana con alimenti biologici (IMOD) supera la sua controparte convenzionale (IMnOD) nel promuovere un microbiota intestinale più sano e diversificato. Entrambe le versioni della Dieta mediterranea, tuttavia, si sono dimostrate superiori a una dieta di scarsa qualità nutrizionale, ricca di cibi trasformati e non biologici.
Lo studio, condotto come trial clinico randomizzato e controllato, ha coinvolto 39 soggetti sani divisi in tre gruppi per quattro settimane: un gruppo IMOD, un gruppo IMnOD e un gruppo di controllo senza intervento dietetico (No Diet). È fondamentale notare che le diete IMOD e IMnOD sono state attentamente bilanciate per contenuto calorico e macronutrienti, isolando l’origine degli alimenti – biologica o convenzionale – come principale fattore distintivo.
I risultati dimostrano che entrambe le versioni della Dieta mediterranea arricchiscono la presenza di batteri produttori di acidi grassi a catena corta (Scfa), molecole cruciali per la salute intestinale e sistemica. Tuttavia, l’IMOD ha mostrato un impatto più coerente e marcato, con aumenti più consistenti di diversi batteri benefici.
In particolare, il gruppo IMOD ha registrato un incremento significativo di Faecalibacterium prausnitzii, una specie batterica nota per la sua potente azione antinfiammatoria. Questo aumento è stato circa quattro volte superiore nel gruppo IMOD rispetto all’IMnOD. Anche Anaerostipes hadrus, altro produttore di Scfa, ha mostrato un incremento più che doppio nel gruppo IMOD. Un altro batterio chiave, Parabacteroides distasonis, coinvolto nel metabolismo lipidico e nella modulazione degli acidi biliari, ha registrato un aumento del 125% con l’IMOD, mentre la sua abbondanza è diminuita nel gruppo convenzionale.
Gli autori attribuiscono l’effetto potenziato dell’IMOD alla maggiore qualità nutrizionale e all’assenza di residui di pesticidi e additivi sintetici tipica degli alimenti biologici. Questi fattori favoriscono una maggiore diversità microbica e una riduzione dello stato infiammatorio sistemico. Studi precedenti del medesimo gruppo di ricerca avevano già evidenziato come l’integrazione di alimenti biologici in una dieta mediterranea fosse associata a una maggiore capacità antiossidante plasmatica e a un più elevato contenuto di composti fitochimici bioattivi. Per esempio, è stato osservato un aumento medio del 21% della capacità antiossidante plasmatica dopo solo due settimane di IMOD. Inoltre, il contenuto di antiossidanti nei prodotti biologici è risultato significativamente più elevato, con valori che raggiungevano il +312% nei legumi, +87% nei piselli, +65% nelle banane, +56% nel sedano e +51% nel vino rosso rispetto agli equivalenti convenzionali. Questi dati suggeriscono che l’abbondanza di polifenoli e antiossidanti negli alimenti biologici gioca un ruolo cruciale nella modulazione positiva del microbiota e della risposta infiammatoria.
IDifferenze di genere nella risposta microbica
Un aspetto particolarmente interessante emerso dallo studio riguarda le differenze di genere nella risposta del microbiota alle diete. Uomini e donne hanno mostrato profili microbici distinti, suggerendo che le strategie nutrizionali potrebbero dover essere personalizzate. Nelle donne, si è osservata una maggiore presenza di batteri benefici con effetti antinfiammatori. Faecalibacterium prausnitzii è risultato circa il +101% più abbondante nelle donne rispetto agli uomini. Anche Roseburia faecis e Faecalicatena contorta hanno mostrato un incremento di circa il +200% nel profilo femminile, così come Collinsella aerofaciens, coinvolto nel metabolismo dei carboidrati e del colesterolo, era il +58% più rappresentato nelle donne.
Al contrario, nel microbiota maschile prevalevano altre specie con profili metabolici diversi. Enterococcus faecium era il +200% più abbondante negli uomini, Parabacteroides johnsonii circa il +260% più rappresentato e Clostridium cocleatum mostrava una differenza particolarmente marcata, con una rappresentazione superiore del +1411% nei maschi rispetto alle donne.
Queste scoperte evidenziano l’importanza di considerare le firme microbiche sesso-specifiche nella ricerca sul microbioma, poiché le differenze ormonali e metaboliche possono influenzare significativamente la composizione e la funzione del microbiota.
Parametri antropometrici
Sebbene lo studio non abbia rilevato cambiamenti significativi nel peso corporeo o nella composizione corporea nel breve periodo di quattro settimane, sono state identificate correlazioni significative tra alcune famiglie batteriche e parametri antropometrici, suggerendo un potenziale legame tra microbiota intestinale, composizione corporea e forza muscolare.
Per esempio, gli Actinobacteria sono risultati positivamente associati alla massa magra e alla forza di presa nel gruppo IMOD, mentre erano negativamente correlati con l’IMC e le circonferenze corporee nel gruppo IMnOD. La famiglia Firmicutes Oscillospiraceae, significativamente più abbondante nell’IMOD, ha mostrato una forte correlazione negativa con l’IMC e la massa grassa.
Conclusioni e prospettive future
“Non è solo la struttura generale della Dieta mediterranea, ma anche la qualità e l’origine degli alimenti che la compongono, a poter influenzare in modo rilevante l’ecosistema intestinale”, sottolinea Laura Di Renzo, ordinario di Nutrizione clinica all’Università degli studi di Roma Tor Vergata e coordinatrice del lavoro. “L’integrazione del biologico nel modello mediterraneo può quindi rappresentare una strategia nutrizionale sostenibile ed efficace per promuovere la salute dell’intestino e dell’intero organismo. Questo studio, pur essendo il primo nel suo genere, presenta alcune limitazioni, tra cui la dimensione relativamente piccola del campione e la durata di quattro settimane, che non consentono di trarre conclusioni definitive sugli effetti a lungo termine o sulle differenze di età e sesso. Tuttavia, fornisce prove concrete che la qualità biologica degli alimenti può amplificare i benefici della Dieta mediterranea sul microbiota intestinale, aprendo la strada a future ricerche con campioni più ampi e metodologie multi-omiche per approfondire la comprensione di queste complesse interazioni”.
Nicola Miglino