FONTE . HUMANITAS
La fascite plantare è una delle principali cause di dolore al tallone e alla pianta del piede. Si tratta dell’infiammazione della fascia o aponeurosi plantare, che è una formazione di tessuto connettivo a forma di ventaglio situata nella parte inferiore del piede e che collega il calcagno alla base delle dita.
Le cause possono essere molte: permanenza prolungata in posizione eretta, sovrappeso, dismorfismi del piede, utilizzo di calzature inadeguate (troppo basse o rigide), eccessiva attività sportiva o camminate prolungate.
Questo disturbo può provocare un dolore intenso, rendendo difficile una camminata corretta. Quali sono i rimedi per alleviare il dolore?
Fascite plantare: quali sono le cause
La fascia plantare è un tessuto connettivo che collega il tallone (calcagno) al metatarso, supportando l’arco del piede e ammortizzando la pressione esercitata sia in stazione eretta che soprattutto del cammino.
La fascite plantare è considerata una patologia legata al sovraccarico biomeccanico, questo comporta lo sviluppo di stress da microtraumi ripetuti che scatenano una reazione infiammatoria in particolare nella regione del tallone dove si inserisce la fascia.
Il sintomo principale della fascite plantare è il dolore. Questo è acuto, localizzato, spesso molto intenso tanto da rendere difficoltosa la deambulazione. Può esserci a sia a riposo, o meglio dopo che si è stati a lungo fermi e si inizia il movimento, o può essere scatenato dal contatto con il suolo. Di solito colpisce un solo piede, ma non sono rari i casi di sofferenza bilaterale.
Tra le cause più comuni:
- attività sportive che sollecitano molto il legamento arcuato del piede, come la corsa su terreno duro, la camminata a piedi scalzi e sport come il basket, il tennis e il calcio
- conformazione del piede (piede piatto o cavo)
- scarpe inadatte, per esempio con tacchi troppo alti o suola piatta
- età, più comune tra i 40 e i 60 anni
- sovrappeso o obesità
- mansioni lavorative che costringono a stare in piedi per molte ore del giorno, magari utilizzando scarpe antinfortunistiche rigide.
I rimedi per la fascite plantare
La diagnosi di fascite plantare è prevalentemente clinica. Un’accurata anamnesi e un esame clinico sono quasi sempre sufficienti per una diagnosi corretta. Può essere utile confermare la diagnosi con una semplice ecografia dei tessuti molli. La diagnostica radiografica o attraverso la RMN non è indispensabile a meno che non ci siano dei dubbi nella diagnosi o non ci sia risposta dal trattamento.
Ci sono diversi livelli di intervento e opzioni terapeutiche per risolvere la fascite plantare e tutti andranno decisi dallo specialista a seguito della visita.
La prima cosa importante è l’eliminazione delle cause scatenanti e questo può essere fatto semplicemente attraverso dei consigli, per esempio sulla perdita di peso o sulle calzature da utilizzare.
Nel caso di dismorfismi del piede (cavismo, piattismo) che comportano un anomalo tensionamento della fascia durante il cammino il nostro approccio è quello di fare una valutazione dinamica del passo e quindi, in collaborazione con il tecnico ortopedico, confezionare un adeguato plantare.
La valutazione dinamica del piede è importante anche nei casi degli sportivi in quanto pur non avendo delle alterazioni strutturate della conformazione del piede sottopongono comunque la fascia plantare a un numero altissimo di carichi ripetuti.
Nel paziente comune e nel caso il piede non abbia problemi strutturali, è utile adottare comunque delle talloniere in gel da inserire nelle scarpe per ridurre il carico sul tallone ed effettuare quotidianamente degli esercizi di stretching dolce della fascia.
Risulta inoltre utile già in fase di prima visita aiutare il paziente con un bendaggio funzionale che può in molti casi dare un immediato sollievo dal dolore.
Ci sono inoltre diverse terapia fisiche che vengono utilizzate, tra queste il laser e la TecarTerapia, ma in questo specifico ambito sono da considerarsi con terapie fisiche d’elezione le Onde d’urto focali. Solitamente il medico specialista esegue un ciclo di tre applicazioni a distanza di una settimana una dall’altra. Questa metodica ha la sua efficacia non solo nel ridurre la sintomatologia dolorosa ma soprattutto nel rigenerare i tessuti, riportandoli quindi ad avere delle caratteristiche biomeccaniche adeguate.
In un numero limitatissimo di casi di fascite plantare cronica o di resistenza ai trattamenti potrebbe essere necessario considerare l’opzione della chirurgia mininvasiva. Durante l’intervento viene effettuato un allungamento e una cruentazione della fascia plantare attraverso una piccola incisione. La cruentazione è una tecnica che induce un sanguinamento locale per favorire l’irrorazione del tessuto ipovascolarizzato.